Secondo un sondaggio compiuto all’interno delle truppe statunitensi, ma che può essere motivo di riflessione anche qui da noi, rivela che più di un terzo di tutti i soldati in servizio attivo e più della metà dei membri dei servizi appartenenti a minoranze affermano di aver assistito personalmente a dichiarazioni inneggianti al nazionalismo bianco o comportamenti razzisti, alimentati dall'ideologia diffusa negli ultimi mesi.
La ricerca ha esaminato lo scorso autunno 1.630 abbonati alla rivista Military Times tra i soldati in servizio attivo riguardo le loro opinioni su leader politici, minacce globali e priorità di politica interna. Offre un'istantanea preoccupante dell'esposizione delle truppe a visioni estremiste
mentre serve nonostante gli sforzi ai leader militari, per invitarli a far qualcosa di più per promuovere la diversità e il rispetto per tutte le etnie.
L'indagine del 2019 ha rilevato che il 36% delle truppe che hanno risposto ha visto prove di suprematismo bianco e ideologie razziste nell'esercito, un aumento significativo rispetto all'anno precedente, quando solo il 22% - circa 1 su 5 - ha riferito lo stesso nel sondaggio.
I membri appena arruolati – quindi maggiormente vulnerabili - hanno maggiori probabilità rispetto agli ufficiali di ascoltare opinioni estremiste (37% e 27%). Le minoranze hanno una probabilità significativamente più grande di segnalare casi di comportamento razzista rispetto ai bianchi (53% rispetto al 30%).
Al contempo, però – ed è questo il paradosso - le truppe che hanno risposto al sondaggio hanno indicato i nazionalisti bianchi come la maggiore minaccia alla sicurezza nazionale rispetto sia al terrorismo interno connesso con l'Islam che con l'immigrazione.
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mentre serve nonostante gli sforzi ai leader militari, per invitarli a far qualcosa di più per promuovere la diversità e il rispetto per tutte le etnie.
L'indagine del 2019 ha rilevato che il 36% delle truppe che hanno risposto ha visto prove di suprematismo bianco e ideologie razziste nell'esercito, un aumento significativo rispetto all'anno precedente, quando solo il 22% - circa 1 su 5 - ha riferito lo stesso nel sondaggio.
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