C’era una volta un gioco di parole che si chiama società moderna.
Dove un calciatore inglese accusa i media di alimentare il razzismo.
E dove, di solito, i media accusano i politici di fare altrettanto.
Dove i politici puntano il dito contro coloro che insultano e che aggrediscono.
E dove coloro che si macchiano di tali ignobili azioni negano che sia il razzismo, la causa di tutto.
Allora, quel pugno è solo violenza.
E quell’offesa è ignoranza, al peggio, idiozia.
Quello sputo è maleducazione.
E quei buu allo stadio sono solo tifo.
Quell’assalto in tanti contro uno è una goliardia.
E quell’epiteto sgradevole è un'uscita poco gentile.
Perché, alla fine di tutto, il razzismo è parte di noi, o non esiste.
E, se non esiste, non abbiamo sentito parlare di giocatori di colore, ma solo di giocatori e basta.
E neppure di atleti neri.
Bensì, solo atleti.
In breve, umani.
Magari, fosse così...
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Dove un calciatore inglese accusa i media di alimentare il razzismo.
E dove, di solito, i media accusano i politici di fare altrettanto.
Dove i politici puntano il dito contro coloro che insultano e che aggrediscono.
E dove coloro che si macchiano di tali ignobili azioni negano che sia il razzismo, la causa di tutto.
Allora, quel pugno è solo violenza.
E quell’offesa è ignoranza, al peggio, idiozia.
Quello sputo è maleducazione.
E quei buu allo stadio sono solo tifo.
Quell’assalto in tanti contro uno è una goliardia.
E quell’epiteto sgradevole è un'uscita poco gentile.
Perché, alla fine di tutto, il razzismo è parte di noi, o non esiste.
E, se non esiste, non abbiamo sentito parlare di giocatori di colore, ma solo di giocatori e basta.
E neppure di atleti neri.
Bensì, solo atleti.
In breve, umani.
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